sabato 1 settembre 2007

48 hours later



Valigia disfatta, lavatrici fatte e panni stesi, frigorifero riempito, gatti rifocillati.
A 48 ore dal ritorno dall'Uzbekistan, ho ripreso perfettamente le mie facoltà mentali e lo stato d'animo di sempre: mi appresto così a fare rientro in ufficio lunedì (no, no, no!!!!).
Dall'Uzbekistan ho portato a casa:
-un paio di orecchini di oro rosso (via dell'oro...)
-4 sciarpe di seta (via della seta...)
-3 berretti ricamati (via del cotone)
-un'irritazione gastrointestinale (via della m...a)
A parte quest'ultimo aspetto, che mi costringe tuttora a digiunare dai crampi e che spero di domare il prima possibile, la vacanza è andata bene.
Diciamo che, a differenza di altri viaggi fatti, quello in Uzbekistan è sicuramente quello che mi ha entusiasmato di meno. I motivi sono principalmente due:
  • Il gruppo: nonostante non ci sia stato nessun rompiballe fra le 13 persone con cui ho fatto questo viaggio, nonostante per tutti i 14 giorni non abbiamo avuto nemmeno uno 'scazzo' e l'atmosfera è rimasta sempre serena e cordiale, non c'è nemmeno stato nessuno con cui ho stabilito un'intesa particolare o che mi abbia particolarmente colpito, esaltato, incuriosito. Nessuna amicizia che valga la pena di coltivare, a parte i contatti con Shira, la guida Uzbeka, 34enne simpaticissima e moderna che spero presto di rivedere..
Dominate da un gruppo di intellettualoidi, o meglio 'tuttologi' accaniti, le discussioni
vertevano sempre (e quando dico 'sempre' intendo 'sempre sempre) intorno a temi di
politica, economia, attualità, cronaca e chi più ne ha più ne metta tanto che, estremamente
annoiata e a volte esasperata dal fatto che davvero non si parlasse mai del più e del meno,
ma che il mantenimento dell'altezzosità di certe persone c'è sempre stato, mi sono chiusa in
un mutismo totale, totalmente disinteressata dai loro discorsi. Diciamo che per la prima
volta in vita mia, non avevo ne voglia di sentire quello che queste persone dicevano, ne di
sforzarmi a fare conversazione...ho risparmiato la voce, anche se mi sento comunque
impoverita da questa 'mancanza' di rapporto interpersonale...
  • Troppe aspettative sui luoghi da visitare: mi immaginavo panorami mozzafiato, monumenti e moschee imponenti invece il territorio è totalmente desertico (deserto roccioso, centinaia e centinaia di chilometri masticati in un incessante costanza paesaggistica, terra-terra-terra e ancora terra), solo alcune lingue di verde, che il lavoro di convogliamento acque fatto dall'uomo ha creato, e in cui viene coltivato il COTONE!
Per quanto riguarda l'urbanistica diciamo che il paese è totalmente sconvolto dai
mutamenti storici e di civiltà che si sono susseguiti: prima Gengis Khan-poi Tamerlano-poi la dominazione Sovietica. E' quest'ultima che ha fatto i maggiori danni.
Nei piccoli paesi le case sono fatte di mattoni essiccati e cementati con fango, mentre nelle città ci sono interi edifici degradati, condomini uguali, dall'intonaco scrostato, finestroni rovinati, giardini e recinzioni inesistenti...una atrocità a vedersi. Tutto sembra abbandonato e spesso lo è.
Dopo il 1990 e l'indipendenza del paese dall'U.R.S.S, la popolazione si è trovata in crisi
totale, per l'incapacità di gestire attività commerciali, trasporti e qualsiasi altra attività
imprenditoriale ed organizzativa, in quanto precedentemente gestite dai russi. I nuovi
confini territoriali con le repubbliche vicine (Kazakistan-Tagikistan-Turkmenistan..), che prima
non c'erano, hanno creato problemi nei trasporti e negli scambi di merci, nonché nei rapporti
interculturali che prima non esistevano: famiglie di Tagiki residenti in Uzbekistan, ora per le
difficoltà doganali, il costo dei visti consolari, non possono più permettersi di uscire dai
confini e sono 20 anni che non vanno a trovare i loro parenti in Tagikistan e viceversa..
Le cose più semplici sono diventate impossibili per un popolo di contadini e di pastori. Se si considera ad esempio che i bottoni venivano dal Kazakistan, le cerniere dal Tagikistan, il filo per cucire dal Turkmenistan e il cotone dall'Uzbekistan, si può capire come un'operazione banale come l'acquisto dei materiali (prima gestito dai russi) e il cucire una camicia erano attività che gli uzbeki non erano in grado di fare da soli..
Alcuni russi sono rimasti nel paese per gestire molti di questi traffici ed ancora vivono li.

La 'razza'uzbeka non esiste. La popolazione e i tratti etnici sono diversissimi: molte persone
hanno spiccati tratti mongoli e occhi a mandorla, altri lineamenti tipici degli slavi e
carnagioni chiare, altri ancora hanno la pelle più ambrata e occhi scuri o verdi come molti
afgani, se discendono da Alessandro Magno. Questa diversità colpisce più di ogni altra cosa.

Abituati a 70 anni di dominazione sovietica, in cui ogni forma di religione è stata repressa e l'ateismo esaltato, l'ISLAM è poco pronunciato. Ovvero, la maggioranza della popolazione si proclama musulmana, ma solo il 30% è praticante (percentuale che varia poi molto da città a città, ma comunque in aumento...). Rarissime le donne con il velo così come, ci è stato
detto, le persone che pregano 5 volte al giorno o che rispettano il Ramadan.

La posizione della donna nella scala sociale ed all'interno della famiglia invece, come in molte parti del mondo, è al limite della sopportazione. E qui mi fermo, perché occorrerebbero ore
per parlare della schiavitù dovuta al matrimonio, al marito, alle usanze, ai parenti, alla vita, ai figli, al lavoro...).

Bellissime le moschee, anche se molte distrutte dai russi (che hanno davvero raso al suolo
intere madrasse cioè le scuole coraniche, minareti, mausolei, monumenti etc) e dai
terremoti. Come ogni paese islamico le cupole sono interamente azzurre mentre i rivestimenti
esterni sono costituiti da mosaici di ceramica blu, azzurra e verdina....uno spettacolo! Altre sono invece non restaurate, piene di crepe, in declino....

Gli alberghetti in cui siamo stati, sono risultati sempre molto puliti ed accoglienti.
Capitolo a parte, per descrivere il sistema fognario...inesistente...ma al di fuori dell'Europa, credo ormai che tutto il mondo è paese!

L'artigianato si aggira intorno alla produzione di oggetti di legno, come i leggii, tipici di Khiva, la fabbricazione della seta, proveniente dalla valle di Fergana, il mercato dell'oro, di Bukhara, la vendita di miniature, la tessitura di tappeti e dei 'susanet', tessuti di cotone ricamato, che si trovavano ovunque. Niente di particolarmente 'bello', perlomeno ai miei occhi, degno di essere portato in Italia. Essendo stata intensa via di scambi e traffici (via dell'oro, via della seta, via degli schiavi), fra Europa, Cina, India, Persia per secoli e secoli, in Uzbekistan si trovano oggetti che si possono trovare in altre parti del mondo e che, per questo motivo, perdono di attrattiva.

Il viaggio (14 giorni) si è svolto totalmente senza inconvenienti, a parte qualche problema aeroportuale (ritardi e coincidenze perse), ma all'ordine del giorno. Nessuno di noi è 'caduto malato' anche se si faceva a gara nel correre di più al bagno...., nessun problema durante i trasferimenti, i pernottamenti, le prenotazioni, le visite ai luoghi (anche se queste le facevamo sempre fra le 12.00 e le 14.00 ovvero in orario non ottimale, per il caldo e la temperatura...).

Prima tappa è stata Khiva, piccola cittadina racchiusa interamente da mura, ricostruita e perfettamente tenuta, ma non abitata dalla popolazione (meta turistica), seguita da Nukos, città sovietica degna di interesse per il museo Savistsky, in cui sono racchiuse opere pittoriche 'vietate' durante il periodo sovietico, ma miracolosamente sfuggite a tale controllo. Trascorsa poi una notte in pieno deserto, per ammirare delle vecchie 'fortezze' ad Aiaz Kala, in cui abbiamo dormito nelle Yurte (tipiche tende mongole, attrezzate di tutto e super comode!) ed ammirato le stelle..., siamo poi giunti a Bukhara, piena di moschee, minareti, madrasse e brulicante di attività e commerci, per poi trascorrere un'altra notte in pieno deserto a Nurata, ancora yurte, stelle e..tanta vodka, accompagnate da conversazioni intorno al fuoco con i russi che gestivano il posto, totalmente ubriachi....che spettacolo!). Trottando trottando, e con canzone di Vecchioni in sotto fondo, siamo arrivati finalmente a Samarcanda, città 'moderna', la cui vera bellezza monumentale è costituita dalla piazza del Registan: qui abbiamo assistito per ben 3 serate al Festival della Musica Asiatica Tradizionale, che emozione sentire i suoni provenienti da strumenti sconosciuti ed interpretati da musicisti di varie nazionalità. Grandissimi i Kazaki che hanno aperto la prima serata....Infine abbiamo trascorso una giornata nella capitale Tashkent, anch'essa moderna; degna di nota la metropolitana, che ricalcando lo stile moscovita, mostra bellezze architettoniche diverse ad ogni stazione..

L'alimentazione uzbeka è molto equilibrata: uova, carne, formaggi, riso ma soprattutto tantissimissima frutta e verdura. Mai mangiati così tanti meloni ed angurie e così dolci e succosi.

Di questo viaggio mi rimarrà il ricordo di Shira, dei suoi racconti e delle sue opinioni e della sua 'forza' di donna in contrapposizione alle costrizioni dovute alla tradizione e alle limitazioni religiose del suo paese; ma rimarrà anche il ricordo dei suonatori di mandolini intorno al fuoco, la pelle d'oca al sentire le note suonate al Registan e la frescura della notte, i visi della gente, i sorrisi compiaciuti, gli sguardi incuriositi ed il calore, tanto calore umano, gesti di generosità ormai persi e caduti in disuso altrove, fra le persone che abitano questo mondo.

2 commenti:

Sciura Pina ha detto...

Resoconto di viaggio veramente interessante.

Grazie per la visita al mio blog

Anonimo ha detto...

Well written article.